6 – Accessory decoder6 – Decoder per accessori

Benché molte persone siano legate al concetto che prevede un impianto separato (come da normativa) per tutte le funzioni presenti nel plastico ferroviario (scambi, segnali, ecc…) di tipo tradizionale analogico, ovvero con circuiti per l’azionamento realizzati ad hoc di volta in volta, io penso che la strada più comoda (che non vuol dire più economica…) sia quella di disporre di decoder DCC per le varie funzioni dislocati per tutto il plastico. Questa scelta ha però un motivo principale che è importante sottolineare: la riduzione drastica dei fili disposti sotto il tracciato! infatti il motivo pratico che mi spinge a realizzare un piccolo progetto anche per questa parte digitale è spinto dal fatto che il mio plastico (quando riuscitò a realizzarlo per bene) sarà modulare, quindi immaginatevi cosa vuol dire fare dei sezionamenti per ogni modulo che all’occorrenza vanno uniti tramite connettori… si avrà a che fare sicuramente con un sacco di poli!

Si pensi solo a un scambio con elettromagnete (tipo il PECO): 2 fili + comune = 3 cavi; se gli scambi sono 10 allora si hanno 2 * 10 + 1 comune = 21 fili!!! se gli scambi fossero azionati da un SERVO motore vi sarebbe un bus a 5V (cioé 2 fili comuni a tutti gli scambi) più un filo per ogni SERVO, nel caso di prima 2 + 1 * 10 = 12 fili! la situazione migliora, ma si può fare di meglio…
Se invece ogni accessorio fosse dotato di un decoder DCC, o se si hanno più accessori nello stesso modulo da un decoder in grado di pilotare più accessori, si avrebbe un numero di fili aggiuntivi pari a 2 e basta. Questi due fili possono essere un bus di potenza a 5V per i SERVO motori per esempio. I decoder semplicemente attingono le informazioni attraverso la linea DCC che pilota anche i convogli tramite ovviamente dei fotoaccoppiatori per mantenere isolati i due sistemi.
Ovviamente questo compromesso comporta vantaggi da una parte e svantaggi dall’altra: il vantaggio principale è la riduzione dei fili. Tra gli svantaggi vi sono: l’integrazione nella centralina di controllo delle funzioni accessori (già previste nell’NRMA), la realizzazione dei decoder e la procedura iniziale che permette la configurazione dell’intera rete.
Secondo me ne vale la pena, ricordo un vecchio plastico di 4×6 m² monoblocco stupendo, tutto analogico e tutto automatizzato! svantaggio: un’unica persona sapeva ripararlo, gli schemi elettrici sono andati persi e visto da dietro c’erano talmente tante linee di fili che sembrava una centralina telefonica!!! ovviamente tutto questo ha un suo fascino, però al giorno d’oggi perché complicarsi la vita quando c’è la possibilità con un po’ di elettronica di semplificare le connessioni e con qualche minuto speso a leggere il manuale si può riprogrammare tutto il sistema digitale per un altro plastico?


Benché molte persone siano legate al concetto che prevede un impianto separato (come da normativa) per tutte le funzioni presenti nel plastico ferroviario (scambi, segnali, ecc…) di tipo tradizionale analogico, ovvero con circuiti per l’azionamento realizzati ad hoc di volta in volta, io penso che la strada più comoda (che non vuol dire più economica…) sia quella di disporre di decoder DCC per le varie funzioni dislocati per tutto il plastico. Questa scelta ha però un motivo principale che è importante sottolineare: la riduzione drastica dei fili disposti sotto il tracciato! infatti il motivo pratico che mi spinge a realizzare un piccolo progetto anche per questa parte digitale è spinto dal fatto che il mio plastico (quando riuscitò a realizzarlo per bene) sarà modulare, quindi immaginatevi cosa vuol dire fare dei sezionamenti per ogni modulo che all’occorrenza vanno uniti tramite connettori… si avrà a che fare sicuramente con un sacco di poli!

Si pensi solo a un scambio con elettromagnete (tipo il PECO): 2 fili + comune = 3 cavi; se gli scambi sono 10 allora si hanno 2 * 10 + 1 comune = 21 fili!!! se gli scambi fossero azionati da un SERVO motore vi sarebbe un bus a 5V (cioé 2 fili comuni a tutti gli scambi) più un filo per ogni SERVO, nel caso di prima 2 + 1 * 10 = 12 fili! la situazione migliora, ma si può fare di meglio…
Se invece ogni accessorio fosse dotato di un decoder DCC, o se si hanno più accessori nello stesso modulo da un decoder in grado di pilotare più accessori, si avrebbe un numero di fili aggiuntivi pari a 2 e basta. Questi due fili possono essere un bus di potenza a 5V per i SERVO motori per esempio. I decoder semplicemente attingono le informazioni attraverso la linea DCC che pilota anche i convogli tramite ovviamente dei fotoaccoppiatori per mantenere isolati i due sistemi.
Ovviamente questo compromesso comporta vantaggi da una parte e svantaggi dall’altra: il vantaggio principale è la riduzione dei fili. Tra gli svantaggi vi sono: l’integrazione nella centralina di controllo delle funzioni accessori (già previste nell’NRMA), la realizzazione dei decoder e la procedura iniziale che permette la configurazione dell’intera rete.
Secondo me ne vale la pena, ricordo un vecchio plastico di 4×6 m² monoblocco stupendo, tutto analogico e tutto automatizzato! svantaggio: un’unica persona sapeva ripararlo, gli schemi elettrici sono andati persi e visto da dietro c’erano talmente tante linee di fili che sembrava una centralina telefonica!!! ovviamente tutto questo ha un suo fascino, però al giorno d’oggi perché complicarsi la vita quando c’è la possibilità con un po’ di elettronica di semplificare le connessioni e con qualche minuto speso a leggere il manuale si può riprogrammare tutto il sistema digitale per un altro plastico?


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